Cambiamenti climatici e nuovi turisti: gestire in equilibrio

Terza tappa del nostro viaggio tra le voci della montagna

Chi oggi gestisce un rifugio lo sa: la montagna sta cambiando.
E non solo per effetto dell’altitudine o delle stagioni, ma per la combinazione di due forze potenti: il cambiamento climatico e la trasformazione della domanda turistica.

Il clima che sale (e cambia tutto)

Nel nostro questionario, più di 7 gestori su 10 ci hanno detto chiaramente che gli effetti del cambiamento climatico sull’ambiente montano sono visibili e negativi.
Sentieri rovinati, nevicate più rade, risorse idriche ridotte, costi di manutenzione aumentati, stagioni sempre meno prevedibili.

Un dato su tutti: il 54% dei gestori ha già sperimentato ripercussioni dirette sulla propria attività.
Chi gestisce un rifugio lo vive ogni giorno: meno neve in inverno, più piogge intense in estate, rischio idrogeologico, giorni di apertura persi o da riprogrammare.

Eppure, il cambiamento climatico non incide allo stesso modo ovunque.
Secondo alcuni ha ridotto l’afflusso turistico, per altri lo ha addirittura aumentato, innescando un’estate più lunga che porta in quota un pubblico nuovo e meno esperto.

Un turismo che cambia

Ed è proprio questo nuovo pubblico a emergere con forza dalle risposte dei rifugisti.
L’87% dei gestori segnala un cambiamento nelle esigenze dei turisti. Cresce la richiesta di comfort, si abbassa la consapevolezza ambientale, cambia l’approccio alla montagna.

Molti parlano di visitatori più esigenti, meno preparati, spesso poco inclini a comprendere le difficoltà logistiche o l’importanza di comportamenti rispettosi.
Il 76% dei gestori segnala un calo nella conoscenza dell’ambiente montano da parte degli ospiti.

Questo mutamento ha ricadute concrete:

  • Aumento dei consumi energetici e idrici
  • Maggiore produzione di rifiuti
  • Crescita della domanda di servizi nuovi
  • Pressione sull’approvvigionamento alimentare

Il rifugio, per alcuni, sta diventando qualcosa di molto simile a un albergo… e non tutti i gestori sono disposti a seguire questa deriva.

 Tra adattamento e identità

I gestori si trovano così al centro di una tensione: da un lato la necessità di rispondere alle nuove esigenze del mercato, dall’altro la volontà di mantenere intatta l’identità del rifugio come luogo autentico, semplice, sobrio.

Molti si adattano, altri resistono, tutti riflettono.
E ci dicono una cosa con chiarezza: gestire un rifugio oggi significa anche fare scelte culturali, non solo economiche o logistiche.

La prossima settimana entreremo ancora più nel vivo di queste riflessioni, dando voce diretta ai gestori attraverso le loro frasi più significative.